
“Il linguaggio pacifico della musica”: intervista ad Amedeo Carrocci
Amedeo Carrocci, chitarrista e compositore di notevole talento, è altresì un avvocato. Una personalità eclettica che, attraverso la sua arte, vuole coniugare musica e diritti umani in quanto entrambi linguaggi universali e pacifici, con uno sguardo sempre attento sul valore dell’educazione.
Musicista davvero eccellente, la melodia Italiana e la tradizione del “bel canto” accompagnano da sempre il percorso artistico di Amedeo. Ciò si evince difatti dalla spiccata sensibilità del suo suono.
Amedeo ha effettuato concerti non solo in Italia, ma anche in Russia e in Moldova, collaborando con numerosi artisti di fama internazionale.
Ecco qui di seguito la mia intervista per conoscere meglio questo artista e il suo incredibile lavoro!
Avvocato, eccellente chitarrista e compositore: come sei riuscito a coniugare tutto questo studio e tutte queste passioni, qual è stato l’ingrediente segreto?
Ho iniziato a studiare chitarra classica a soli sette anni (sotto la guida attenta e zelante dei Maestri Adriano Oliva, prima, ed Antonio Polisena più tardi). Perciò ho sempre conciliato lo studio della musica con qualsiasi altro tipo di percorso di studi. Credo dunque che l’ingrediente segreto sia la passione, la voglia di non fermarsi mai. Non bisogna fermarsi a pensare che il tempo possa non bastare e non bisogna aver paura di non farcela. Perché quando entra in gioco la passione il tempo non manca mai.
Una cosa fondamentale a mio avviso è affinare sempre i propri gusti – creando così un proprio linguaggio e stile – anche grazie all’ascolto dal vivo. E non solo musica classica, ma anche jazz o qualsiasi altro genere. Conoscere. La conoscenza è sempre alla base di tutto.

Uno dei tuoi scopi è quello di coniugare musica e diritti umani, considerandoli come un unico linguaggio universale. In che modo dunque appartengono per te allo stesso linguaggio e in che modo ti proponi di mettere in atto tale entusiasmante obiettivo?
Perché mai un giurista avverte la preoccupazione di doversi interessare a tempo pieno di comporre musica sacra? Musica e diritti umani – si sente spesso dire – sono entrambi linguaggi universali. Tutti capiamo ed amiamo la musica; tutti siamo titolari di alcuni diritti fondamentali. Seppur ricco di fascino, questo paragone rischia di cadere nel buonismo. A guardare meglio, infatti, sia musica che diritti umani aspirano all’universalità, pur non raggiungendola. Ne hanno il seme (tutti possiamo apprezzare un ritornello orecchiabile e tutti conosciamo sentimenti di libertà ed eguaglianza) ma non la forma completa (né musica né diritti umani sono effettivamente goduti in maniera uguale da diversi individui in diversi posti del mondo). La verità è che non tutti abbiamo l’educazione musicale necessaria per comprendere, apprezzare o addirittura suonare diversi generi musicali; non tutti abbiamo l’educazione sociale necessaria per comprendere, far rispettare o addirittura godere a pieno i nostri diritti umani.
Questa constatazione è importante perché musica e diritti umani sono entrambi, e questo è vero, linguaggi pacifici. Richieste, necessità, bisogni sono veicolati da una parte attraverso note ed accordi impalpabili, dall’altra attraverso argomentazioni ragionate e fondate nel diritto. Il paragone che regge è dunque quello tra due linguaggi pacifici, potenzialmente universali, ma anche estremamente fragili. La musica è spesso utilizzata come strumento di sensibilizzazione ai diritti umani. Questo può essere fatto tramite canzoni che trattano di determinati temi o attraverso lo sfruttamento di successi musicali per sostenere qualche causa sfortunata (pensiamo a tutti i concerti in favore di questa o quella tragedia umana). Queste iniziative sono importanti.
Ma bisogna essere consapevoli che tale maniera di unire i due temi è la più superficiale. Una maniera più profonda è quella di pensare l’educazione alla musica e l’educazione ai diritti umani come materie complementari nella formazione di bambini che saranno adulti capaci (o incapaci) di esprimersi in maniera sensibile e considerata. “La musica ingentilisce l’animo“, diceva qualcuno. Gli esseri umani non nascono né buoni né cattivi. Imbracciare un fucile o un violino ne plasmano però la formazione. Insegnare ad esprimersi attraverso la musica vuol dire insegnare a vivere in un mondo in cui i diritti umani sono più facilmente compresi.
Da alcuni anni persegui il progetto di musicare tutti i salmi della Bibbia. Da cosa nasce tale progetto?
Personalmente intendo l’Arte come una illuminazione Divina. Ecco perché ho accettato la sfida di musicare i Salmi biblici, proprio col precipuo scopo di subordinare la melodia al testo già scritto e suggerito dal più perfetto dei Testisti: Lo Spirito Santo.
L’altro aspetto che non va sottaciuto è accettare di combattere col demonio ad armi pari: intere antologie sono state scritte dai musicologi che hanno parlato negli ultimi cinquant’anni finanche di “satanismo” nella musica rock e negli altri generi musicali moderni: questo semplicemente perché consideravano gli aspetti trasgressivi di quei generi, come aspetti degradanti delle leggi che governano l’armonia nella composizione e la purezza in Spirito.
Se il segreto per avere un grande pubblico è quello di trasgredire, beh allora perché non accettare di sedersi al tavolo da gioco con l’intento di rubare anime al Principe del mondo e di indirizzarle verso la conversione e verso la vocazione cristiana? Personalmente, nelle mie composizioni propongo lo stesso gioco, considerando però e pensando alla trasgressione – oltre che a un percorso di ricerca musicale di nuove sonorità-, anche un motivo di attrazione per gli ascoltatori più giovani che dunque, come sono “tentati nel male”, possano essere anche tentati “nel bene”, diventando così un “grosso pubblico” anche per la musica sacra. E, così facendo, pregare cantando…
L’album dedicato a Mauro Giuliani ha l’intento di riavvicinare il grande pubblico verso questo straordinario compositore. Qual è stata la spinta motivazionale che ti ha portato a voler raggiungere questo obiettivo? Cosa ti ha colpito e affascinato nel compositore Mauro Giuliani?
Proprio la mia attenta ricerca di talenti musicali di calibro internazionale – per tutte le esigenze di dovere di testimonianza di fede cattolica che sopra ho riferito -, mi ha permesso di venire in contatto con la splendida e talentuosa arista polacca Dominika Zamara alla quale ho subito proposto di interpretare un “Gloria” ed un “Requiem” che avevo composto per i caduti polacchi sepolti a Montecassino.
Ha accettato con grande cortesia e generosità di raggiungermi a Pontecorvo, antica exclave pontificia, ed abbiamo iniziato a registrare insieme grandi pagine di musica sacra: oltre alle due composizioni citate, Zamara ha magistralmente interpretato il Salmo 38 della Bibbia ed inoltre un “Pater noster” che ho composto e specialmente dedicato a San Giovanni Paolo II e del quale conservo un commosso ricordo. A Dominika Zamara ho poi proposto il progetto di registrare una collezione di tutte le Ariette e le Cavatine composte dal grande Mauro Giuliani, una sorta di Golden Collection con la prestigiosa etichetta “Elegia Classics”.
Dunque posso dire che è stato proprio il mio incontro con Dominika la vera e propria spinta motivazionale. Incidere un album dedicato a Mauro Giuliani era difatti un sogno che coltivavo da molto tempo: da quando ho scoperto gli studi di Giuliani e poi le sue luminose sonate, ovvero sin dai primi studi della mia adolescenza. Ritengo che il compositore di Bisceglie sia stato un vero genio ed un precursore di taluni stravolgimenti melodici e compositivi.
Quali progetti hai per il futuro?
Tra i progetti futuri, oltre a tanti concerti tesi a far conoscere e promuovere nel mondo la figura del grande Mauro Giuliani, ci sono tante feats anche col giovanissimo talento italiano Martina Difonte, con la quale abbiamo già realizzato una splendida cover con inedito arrangiamento della celebre “Ave Maria” di Bach/Gounod. (qui il link Youtube).
Un affettuoso saluti va tutti i meravigliosi lettori, che ringrazio per la attenzione accordatami.
Per ascoltare i meravigliosi lavori di Amedeo Carrocci potete andare sul suo canale YouTube cliccando qui.
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Giulia Scialò
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