
“Lo squisito dolore”: intervista a Eleonora Nucciarelli
Eleonora Nucciarelli, pedagogista, educatrice e docente, è altresì una scrittrice di notevole talento. “Lo squisito dolore” è un saggio che, attraverso un excursus dei più importanti nomi della filosofia e della letteratura, celebra il dolore in quanto leitmotiv necessario e inevitabile. Un vero e proprio elogio al dolore, trattato e affrontato sapientemente sotto disparati aspetti filosofici e psicologici.
Ecco qui di seguito la mia intervista per conoscere meglio questa artista e il suo incredibile lavoro!
Perché hai scelto di intraprendere questo percorso e costruire un saggio proprio sul tema del dolore?
Ho scelto di intraprendere questo percorso perché la scrittura mi scorre dentro le vene, da sempre. Ho scritto un saggio sul dolore con l’intento di indagare un argomento che tocca tutti noi da vicino, con la convinzione che solo sviscerandolo e attraversandolo fosse possibile decantarlo e provare a superarlo o, quantomeno, cercare di stabilire una pacifica convivenza con esso.
Nella prima parte esponi un breve ma esaustivo excursus dei più grandi e importanti filosofi e del loro rapporto con il tema del dolore. A quali di loro ti senti più legata e più affine come linea di pensiero?
Mi sento molto legata ad Arthur Schopenhauer, la sua grande opera Il mondo come volontà e rappresentazione ha aperto un varco dentro di me, permettendomi di indossare altre lenti per guardare la realtà. In tal senso, sono stati rivelatori anche Hannah Arendt, Henri Bergson, Gilles Deleuze, Umberto Eco, Ralph Waldo Emerson, Emil Cioran e Giacomo Leopardi.
Ho trovato molto interessante quando parli di dolore vissuto oggi come tabù. Quali sono secondo te i mezzi per far sì che si possa vivere il dolore senza paura, in maniera sana? Quale consiglio ti sentiresti di dare?
Imparare a gestire il dolore psicologico significa accettarlo come parte integrante dell’esperienza umana senza cercare di reprimerlo. Ma l’elaborazione del dolore è talmente personale che non si possono dare consigli semplicistici. Sarebbe riduttivo e irrispettoso nei confronti delle persone che stanno soffrendo, oltre che deontologicamente scorretto. Ogni persona vive il dolore in modo diverso, non esistono soluzioni preconfezionate o precetti universali. Eventuali interventi devono essere cuciti sulla persona e coinvolgono svariate figure professionali. Prima di essere scrittrice sono docente, educatrice e pedagogista, dunque mi occupo di consulenza pedagogica anche in relazione al delicato momento che stiamo attraversando: chiaramente ogni intervento è personalizzato e presuppone anche il coinvolgimento di altri professionisti del settore.
Citi davvero tanti autori. C’è qualche nome tra questi che ti sta particolarmente a cuore e da cui senti di aver compreso come affrontare il dolore e come approcciarti ad esso?
Senza dubbio Alda Merini, che ha trovato la propria cura nella scrittura e nella poesia. Sono riconoscente anche nei confronti delle intuizioni di Franco Basaglia, che ha dato l’impulso per cambiare radicalmente l’approccio alla malattia mentale. Ha permesso alle figure professionali del settore, a partire dal suo operato, di seguire nuovi sentieri. Stimo molto Massimo Recalcati, Dario Ianes e Umberto Galimberti ma, in particolar modo, Moira Sannipoli, che ho conosciuto personalmente durante la mia formazione. Ha saputo trasmettermi, direttamente e indirettamente, il desiderio di percorrere sentieri sempre nuovi.
Mi ha molto colpito il punto nel libro in cui parli dell’ansia diffusa e fluttuante denominata “paura liquida” da Bauman. La pandemia ha modificato il modo in cui ci si approccia al dolore secondo te?
Zygmunt Bauman, in effetti, ci ha lasciato un grande contributo sul quale riflettere, legato alla metafora della liquidità per descrivere la società in cui viviamo. Purtroppo la maggior parte delle persone, da un lato per istinto di protezione, dall’altro per incapacità, tende a schivare le problematiche più importanti e difficili da affrontare. In questo momento storico, invece, non è possibile farlo perché la pandemia ci ha costretti a fare i conti con una situazione più grande di noi che non è rimandabile a data da destinarsi. E questo ci ha costretti ad affrontarla obtorto collo.
La pandemia in atto sta inoltre logorando moltissime persone. Se nel suo decorso, inizialmente, sembrava poter tirare fuori il lato possibilista delle persone, ad oggi risulta più difficile trovare stimoli e obiettivi dai quali ripartire. I dati delle prime ricerche non sono affatto incoraggianti e coinvolgono tutte le fasce d’età. Penso all’aumento del consumo di psicofarmaci, a quello del tasso di suicidi, alla solitudine degli anziani o di coloro che vivono soli, al disorientamento dei bambini. Per citarne solo alcune. Non dobbiamo mollare ed è indispensabile fare rete per non escludere nessuno.
Un consiglio per tutti coloro che vogliono intraprendere un percorso di scrittura di tipo saggistico.
Scrivere un saggio richiede impegno e dedizione, anche semplicemente per compiere le ricerche necessarie. È indispensabile accertarsi sempre delle fonti da cui provengono le notizie, imparando a discernerle. Si scrive per vocazione ma la conditio sine qua non per diventare scrittori è essere, in primo luogo, grandi lettori.
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http://www.midgard.it/losquisitodolore.htmPotete seguire Eleonora Nucciarelli su Instagram e su Facebook!
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Giulia Scialò
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