
“Oltre le quinte- Concerto in tempore belli”: intervista a Rossana Cilli
Rossana Cilli è una scrittrice romana che ha esordito con il suo primo romanzo L’Orecchio del Vate nel 2010. Da allora ha pubblicato ben cinque romanzi e numerosi racconti.
Laureata in Lingue alla Sapienza, germanista, interprete, è stata organizzatrice di eventi e congressi internazionali medico-scientifici e proprietaria di una piccola libreria.
Si è distinta in molti premi nazionali tra i quali Donne che fanno testo del Messaggero di Roma.
Il romanzo Oltre le quinte– concerto in tempore belli” è il suo ultimo romanzo ed è stato finalista al Torneo Letterario del Gruppo Gems di Milano.
E’ un romanzo storico, ambientato durante la Seconda Guerra Mondiale, ma soprattutto è un libro soffuso di musica, che non è solo un contesto, ma è ciò che dà forma e senso al romanzo. Una vicenda ricca, racchiusa in uno stile narrativo che è esso stesso un Concerto (in tempo di guerra) orchestrato con padronanza ed eseguito con eleganza.
Il libro “Oltre le quinte- concerto in tempore belli“ è acquistabile a questo link.
Potete seguire Rossana Cilli su Facebook.
Ecco qui la mia intervista per conoscere meglio questa straordinaria scrittrice!
Raccontaci di te! Come nasce la passione per la scrittura e come è divenuta poi la tua professione?
Sono nata a Roma, ma di origini abruzzesi, questo è importante dirlo perché la mia iniziazione alla scrittura comincia di fatto con il terremoto dell’Aquila del 2009, anche se il mio amore per la letteratura ha radici più lontane e profonde. Come credo ogni scrittore, sono infatti prima di tutto una lettrice onnivora e instancabile, e a leggere ho iniziato prestissimo. Anche i miei studi si sono indirizzati verso la letteratura: prima il liceo classico, poi Lettere alla Sapienza di Roma con indirizzo linguistica, segnatamente germanistica. Ma torniamo al terremoto. Dopo aver scritto alcuni racconti, meditavo ormai da tempo di scrivere qualcosa di più ampio per la mia famiglia e la mia ristretta cerchia di conoscenze, mai immaginando però di pubblicare.
Il tempo passava, il lavoro mi prendeva (nel frattempo avevo cominciato a lavorare nell’industria farmaceutica curando soprattutto l’organizzazione dei congressi internazionali) e non mi decidevo mai, finché il terremoto viene a sconvolgere la regione dei miei genitori e dei miei parenti, regione alla quale sono legatissima e che conosco profondamente. Quella è stata la molla per scrivere finalmente il mio primo romanzo “L’Orecchio del Vate”, di fatto un atto d’amore verso l’Abruzzo colpito nel quale una storia di fantasia, diciamo pure un giallo storico, è la “scusa” per portare il lettore nei segreti geografici, ambientali, tradizionali e anche culinari d’Abruzzo. Un’amica giornalista del Resto del Carlino lesse il manoscritto e insistette tanto per convincermi a pubblicarlo. Ecco come nasco “scrittrice”.
Quali consideri essere i tuoi punti di riferimento nella letteratura?
Senz’altro i Classici, ma, come si dice in gergo, sono una lettrice forte e per esempio non manco mai i Premi Strega, i casi letterari quali L’Amica Geniale, la letteratura italiana e straniera contemporanea: da tutto si può imparare, e prendere ispirazione. Ma se parliamo specificatamente di Oltre le Quinte, mi sono avvalsa naturalmente della mia formazione di germanista e infatti questo più che altri miei romanzi mi rappresenta pienamente. Ma tra i “modelli” ispiratori non posso non citare La Storia di Elsa Morante, Calvino, Fenoglio… e tutta quella letteratura che si inserisce nel periodo della Seconda Guerra Mondiale.
C’è un messaggio in particolare che vuoi raggiunga il lettore attraverso il tuo libro Oltre le Quinte- concerto in tempore belli?
La Memoria, in particolare la memoria storica, è il messaggio. Perché il male assoluto che si è liberato in quel periodo ad opera del Nazismo non si ripeta più, non bisogna dimenticare. Oggi si tiene conto soprattutto del Presente, il Passato e il Futuro sembrano essere meno importanti, presi come siamo dall’urgenza di vivere hic et nunc, ma è molto sbagliato perché non c’è presente senza futuro e senza passato. Il grande Umberto Eco ci ricordava sempre quanto sia importante la Memoria, anche e soprattutto quella rappresentata dai Libri: non leggere è come vivere una vita sola, senza orizzonti, diceva, leggere vuol dire avere vissuto tante vite, essere stato presente a tanti avvenimenti che hanno reso la nostra vita più ricca, consapevole e interessante.
Ma assieme a questo, c’è il messaggio salvifico della Musica quale unico collante universale rimasto quando intorno tutto precipita e quale mezzo per affrancarsi dalla polvere intossicante della stoltezza.
Come e da cosa nasce l’idea di questo romanzo Oltre le Quinte?
Come dicevo prima, per dare quel tipo di messaggi. Ma anche per, finalmente (dopo 4 romanzi già pubblicati), ricondurre all’interno di un solo libro tutto ciò che è stato il percorso della mia vita, dove cioè potessi esprimere le mie passioni: la musica, la storia, la Germania intesa come patria della musica classica (assieme all’Italia), come terra della grande Filosofia, come cuore mitteleuropeo della lunga vicenda imperiale che si conclude appunto con le due guerre mondiali del ‘900, e come Stato spesso di forte riferimento nell’Europa Unita. Per questo ringrazio la Casa Editrice Diastema di Treviso, una casa editrice esclusivamente musicale, che mi ha permesso di realizzare questo libro.
Hai unito sapientemente due linguaggi artistici differenti. Musica e letteratura (rispecchia in un certo modo la linea del mio blog). La musica è un elemento molto presente tra le tue pagine e assume una cospicua importanza. Che valore ha per te la sinestesi tra le arti? A cosa è dovuta la scelta di inserire così tanto la musica nel tuo romanzo?
La interdisciplinarietà delle Arti per me è imprescindibile; come diceva sempre Eco, i libri “dialogano” fra di loro, ma lo fanno in senso più ampio anche le diverse forme d’arte. La Seconda Scuola di Vienna che Klimt fonda all’inizio del Novecento, per fare un esempio, abbraccia subito oltre pittori come Klee, Kandinsky, Picasso, i musicisti avanguardisti tra i quali Schoenberg, Hindemith, Stravinsky, gli architetti sperimentali del Bauhaus, commediografi, registi, tutti alla ricerca di nuovi linguaggi. E gli uni influenzano gli altri.
Quanto al senso della musica nel mio romanzo, ecco, la musica parte da una specie di imprimatur che ho ricevuto alla nascita. Mi spiego, ho avuto un nonno emigrato in Sudamerica e poi tornato… con una cassa di 78 giri di Lauri-Volpi, Galli-Curci, Tetrazzini, Caruso, Di Stefano, puoi immaginare, e poi mio padre ha seguito e ampliato la passione del nonno, insomma, per dirla in breve, ho imparato a sentire la musica prima ancora di imparare a camminare, poi sono venuti i concerti del sabato sera al Foro Italico, le lezioni di pianoforte: una cosa che fa parte di me, la musica. Come non farne la trama e l’ordito di un romanzo, quando poi finisci per farti ammaliare dalla scrittura?
L’elemento musica attraversa tutto il romanzo dando significato a ogni scelta e a ogni azione. Un vero e proprio “concerto in tempo di guerra”, come suggerisce il titolo. Lo stile narrativo si adatta perfettamente, risultando quasi una partitura in parole. Come hai raggiunto questo risultato? In che modo hai adattato lo stile di scrittura alle esigenze del romanzo?
Credo che tutti gli scrittori, nel corso della loro parabola artistica, ricerchino un cellula armonica nella loro scrittura che ne costituisca la cifra stilistica riconoscibile e personale, almeno per me è stato ed è tuttora così. Per quanto ho detto prima, qui più che mai ho cercato un ritmo che seguendo le vicende dei personaggi, ne sottolineasse via via – anche attraverso le pagine musicali che ricorrono e scandiscono in un certo senso le vicende stesse, da Bach fino a quel John Lennon che ritroveremo a Liverpool – gli stati d’animo, i timori, le ansie, le speranze, le delusioni, i dubbi e le scelte che essi compiono.
Per questo lo stile si plasma e si “adatta” al periodo e al momento descritto dando l’idea, come dicevi, di una “partitura con parole” (per esempio l’ampio epistolario ottocentesco ha richiesto una scrittura più “datata” e poetica, pensando a Chopin, il serrato dialogo finale tra Kurt e Fried ha richiesto invece un ritmo più stringente per creare un climax simile, nella potenza, a certi passaggi delle sinfonie beethoveniane o alla suggestiva, straziante melodia del Requiem mozartiano, o ancora, nei passaggi lievi e intraprendenti di Didi, lo stile si fa più leggero e arioso, come un’aria rossiniana furba e leggera, appunto. Gli accenti di guerra non potevano non essere rievocati dalla musica di Wagner…. e così via, fino a sublimare nel Concerto in tempore belli di Haydn l’epilogo della parabola dell’ amicizia dei due protagonisti.
Il lettore per altro troverà assieme al libro una play-list di brani che ne costituiscono una sorta di colonna sonora, che potrà adottare o modificare secondo la sua sensibilità.
Il periodo storico nel quale è ambientato il romanzo (Seconda guerra mondiale e resistenza al nazifascismo) permette di indagare e rivelare gli aspetti più profondi e nascosti dell’animo umano. Pensi che il tuo libro possa essere uno specchio della società contemporanea? Nel romanzo i sentimenti di amore e amicizia sono messi alla prova e le avversità sono molteplici: a tuo avviso il passato ha influenzato il modo in cui si vivono le relazioni oggi? Cosa pensi sia cambiato?
Tre domande in una! Dunque vediamo, certamente il libro si configura anche come Bildungsroman, ovvero romanzo di formazione, e in questo esso rispecchia una società passata i cui errori, ma naturalmente anche le cui peculiarità positive, possono essere fruite oggi, perché in realtà non esiste una “società contemporanea” che non affondi le sue radici in quella che l’ha preceduta.
L’Amore e l’Amicizia, archetipi di tanta letteratura, ma direi anche di tanta vita, sono declinati in modo strettamente connesso con il momento storico, ma a ben vedere poi si riconducono ad una dimensione universale, o, se posso osare, omerica. Per esemplificare dirò che nel rapporto tra i due amici protagonisti, Fried sta a Kurt come Achille sta a Patroclo. Fried cioè interpreta l’amicizia come valore assoluto, l’amico è più importante del “re”, come lo è Patroclo per Achille che riprende le armi deposte per protesta contro Agamennone solo per vendicare l’amico ucciso.
Ugualmente l’Amore è interpretato qui come valore assoluto capace di superare i limiti del tempo: non cioè solo l’amore tra due giovani, Kurt e Didi, o quello giovanile di Frau Lemper, ma piuttosto l’Amore che vince tutto di shakespeariana memoria, e ancora, è l’amore per la Musica, per una insegnante di pianoforte alla quale si è fatta una promessa, per la Patria… Cos’è cambiato nel frattempo? In teoria nulla perché L’Amicizia e l’Amore dovrebbero essere sempre valori assoluti. In pratica molto, se non tutto, visto che “i valori” sembrano essere messi continuamente in discussione. Lo stesso avvento della legge sul divorzio, per esempio, ha rimodulato il concetto di amore come non più una cosa scontatamente “per tutta la vita”. Credo siano adattamenti continui dell’evoluzione umana, ma credo ancor di più che, per quante reinterpretazioni se ne possano fare, questi sono sentimenti universali e immutabili.
Progetti futuri?
Scrivere, scrivere, scrivere. Quest’anno dovrebbe uscire un mio nuovo romanzo sullo sfondo di un’altra guerra, moderna, la Guerra del Golfo in Iraq, dove i ritmi e le vicende saranno veloci, ma – appunto – amore, tradimento, amicizia verranno riproposti con una lettura attuale che alla fine ne confermerà l’eternità. Con ironia.
Un consiglio per gli scrittori emergenti!
Ne darò tre. Leggere, leggere, leggere.
Il libro “Oltre le quinte- concerto in tempore belli” è acquistabile a questo link.
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Giulia Scialò
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