Housedome Funk
Interviste/Recensioni

Un nuovo orizzonte per la musica House: intervista agli Housedome Funk

Un nuovo progetto musicale. Un ritorno al passato. Uno sguardo verso il futuro. Gli Housedome Funk, gruppo emergente nato a marzo del corrente anno, propongono un brano che, pur omaggiando le sonorità del passato, volge lo sguardo ad un nuovo sound unico ed originale, mescolando diversi generi musicali (Jackin house, Soulful house, Funky house, Electro) e stili di scrittura.

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Il progetto nasce dall’incontro dei due produttori Federico Morelli e Loris Palmieri con il bassista e cantante Jay Jones e la voce femminile Silvia Savagnone, durante un corso di musica. La loro prima canzone, difatti, nasce proprio come compito per il suddetto corso.

Potete ascoltare e seguire Housedome Funk su:

Instagram, Spotify, SoundCloud e Traxsource.

Come nasce la passione per la musica e per la scrittura?

(Federico) Fin da piccolo sono stato introdotto principalmente al Rock e alla musica Disco anni 70/80. La musica House è arrivata poco dopo. Il primo pezzo che mi ha colpito è stato il remix di “Two Can Play That Game” di Bobby Brown scoperto durante le scuole medie. Poi da lì ho cominciato le mie ricerche sulla musica Dance/Elettronica, e alla fine ho scoperto i Daft Punk nel 2009. Lì è nata la curiosità di capire come si poteva creare una canzone House, quindi scaricai una demo di FL Studio e alla fine con un po’ di pratica e parecchi tutorial ho imparato come funzionavano le cose… ed infine eccoci qui.

(Loris) La passione per la musica in me nasce da bambino, con la prima tastiera alle scuole medie. Mi fu chiaro però che mi interessava molto più l’aspetto tecnico della musica e già da adolescente studiavo e cercavo di capire come era veramente costruita una canzone. La passione per la musica elettronica è nata il giorno in cui ascoltai per la prima volta, a circa 11 anni, in una serata di un villaggio turistico estivo, la famosa canzone degli SNAP!  “Rhythm is a dancer“. Poi a 23 anni ho pubblicato il mio primo brano di musica elettronica. Da lì ho pubblicato brani e album di vari generi musicali, dal pop al rock fino alla EDM.  

(Jason) Sono nato in Nuova Scozia, quindi ho il mare e la musica nel sangue. Per me la passione per la musica ha preso forma con il punk, il punk rock più antico, quindi i Damned, i Pistols e i Clash. Da lì mi sono innamorato dei Joy Division e dei Talking Heads.

(Silvia) La passione per la musica è presente da che ho memoria. Ricordo viaggi infiniti in camper con i miei, passati a scegliere di volta in volta una tra quelle tante magiche audiocassette di ogni genere. Poi da ascoltatrice ho sempre desiderato poter essere io quella voce da ascoltare. Così ho iniziato un percorso classico di pianoforte, ma lo sentivo troppo poco di ispirazione per la me dell’epoca. Ciò mi ha condotto verso un percorso da autodidatta con la chitarra classica e in seguito alle prime lezioni di canto. Da lì i primi testi, i primi palchi, l’adrenalina, le molte insicurezze mi hanno portato poi ad un settore diverso, benché sempre dietro ad un microfono (in un ambiente che è per me una comfort zone), ovvero un percorso da speaker radiofonico.

Come si è creato il vostro gruppo?

Totalmente in modo casuale. Una sera in un bar ho visto un annuncio dove facevano un corso di produzione musicale gratis e mi segnai il numero di Loris. Quindi lo contattai e cominciammo la prima collaborazione, dopodiché al corso si è aggiunto Jason e lo abbiamo reclutato come voce ufficiale degli Housedome. Silvia invece è stata scoperta da Loris poiché amica della sua compagna. E’ stata una fortuna dato che cercavamo una voce femminile da aggiungere al gruppo.

In questo periodo è molto difficile trovare gruppi che scelgono questo genere musicale, molto spesso la musica da discoteca è creata solo da dj/produttori con la collaborazione di diversi cantanti. Il nostro obiettivo invece è quello di essere una band con un sound ben riconoscibile. 

Ci piace pensare al nostro percorso come a una di quelle storie che iniziano con “c’era una volta“: c’erano una volta un reatino, un canadese, un milanese e una romana che si incontrarono in una casa abusiva a Cantalice… e la storia è tutta da continuare!

Come nasce la prima canzone Don’t Play With Music?

Don’t Play With Music in origine nasce come un remix per un contest della Spinnin’ Records che non ha passato le selezioni. Abbiamo deciso di riutilizzare la base aggiungendoci la parte vocale di Jason (successivamente si è unita a noi Silvia, che ha cantato insieme a Jay nel il prossimo brano in uscita) e allungando la struttura di circa 2 minuti e mezzo. In 2 mesi il pezzo era pronto e fortunatamente è stato preso dalla Kokolores Records.

Qual è il processo creativo che porta alla nascita di una canzone? Da cosa solitamente cominciate a lavorare?

In modo casuale: i due produttori sono molto diversi. Mentre uno lavora su tanti progetti contemporaneamente, l’altro al contrario per fare un pezzo si prende sempre molto tempo, anche mesi! Essendo un appassionato delle campionature è difatti sempre alla ricerca di vecchi dischi che possano avere qualcosa di interessante da prendere.

Non c’è un punto preciso da cui partire, ci può ispirare qualsiasi cosa. Le canzoni nascono in maniera diversa: c’è sempre uno di noi che ha un’idea e da lì sviluppiamo il brano. A volte Silvia manda dei vocali su Whatsapp e partiamo dalla sua linea vocale per creare l’arrangiamento, oppure Jay ha un testo. Altre volte partiamo invece dall’arrangiamento. O ancora semplicemente si parte da basi buttate giù e condivise con gli altri. Una parte del materiale viene scartata, ma a volte invece nasce la canzone.

E’un po come in un pentolone di pozioni magiche, ognuno di noi mette il suo ingrediente e ne esce fori sempre il pezzo come lo avevo immaginato in testa. E’ sempre pazzesco e incredibile vedere come persone che fino a qualche mese erano sconosciute, riescano a connettersi in maniera tanto naturale e a creare un’unica cosa.

Quali sono le vostre influenze artistiche e musicali?

(Federico) Le mie influenze principali sono sicuramente i Daft Punk su tutti. Dei veri e propri geni anche presi singolarmente fuori dal loro progetto comune. Poi anche il primo Bob Sinclar, Freemasons, Phats and Small, Junior Jack, Armand Van Helden, Duck Sauce (Armand Van Helden e A-Trak), Mercer, Spiller, Modjo, Fred Falke e molto altri, ma alla fine tutti quelli che hanno avuto a che fare con la French Touch e i campionamenti di vecchie canzoni Disco.

(Loris) Le mie influenze musicali sono diverse, amo tutta la musica e ascolto di tutto, ma il mio background è certamente tutta la musica elettronica degli anni 90 e 2000, la new wave inglese e il dark/rock degli anni 80 e 90.

(Silvia) Sono cresciuta con Pink Floyd e Springsteen ,passando per Battisti e Graziani. Dall’adolescenza ho sempre avuto una passione per l’indie – pop britannico, senza tuttavia mai smettere di ascoltare voci femminili da Lourin Hill ,Etta James e Tracy Chapman

Qual è il vostro progetto artistico e quale il vostro obiettivo? Avete un messaggio che vorreste giunga all’ascoltatore?

Il progetto ovviamente è quello di fare musica House. Siamo un gruppo di persone totalmente diverse con gusti totalmente diversi, però quando ci troviamo insieme ci divertiamo e facciamo ciò che ci piace. Per come la vediamo noi sono altri i generi musicali che devono lanciare messaggi. La musica House è musica per diletto. Si tratta di puro divertimento, niente di più.

Il nostro progetto è di portare la nostra musica in tutto il mondo. Vogliamo portare nuove idee.

Speriamo di poter condividere la nostra passione per la musica con gli ascoltatori e, esplorando diversi generi, sfidare le loro idee preconcette e stuzzicare i loro gusti. Questo è l’aspetto importante: crescita e condivisione; emozioni e idee. Questo è il messaggio, “Non sei solo” : non importa dove ti trovi o come definisci la tua musica – la musica è comunità.

Progetti futuri e aspettative?

È uscito il nostro primo brano (Don’t Play With Music) a fine settembre e ne abbiamo un secondo in trattativa con una label inglese. In progetto ci sono poi altri 2 brani da ultimare.

Certo, ci piacerebbe arrivare in cima alle classifiche, ma se non ci riusciremo, non importa così tanto: ciò che conta è il viaggio e non la destinazione – stiamo creando la musica che ci rende felici e speriamo che renda felice anche voi!

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Giulia Scialò

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