
Oltre il confine del genere musicale: intervista a Simone De Sena
Simone De Sena, violoncellista di fama prestigiosa, ha pubblicato il suo ultimo disco il 25 febbraio. “Cronache del dono e della maledizione” è un progetto nuovo, una scommessa: la proposta del giovane musicista è infatti quella di andare oltre il significato di “genere musicale” e oltre il confine che tale terminologia talvolta impone. E’ invero un “nuovo concetto di disco” per il mercato della musica classica, che ha l’obiettivo di aprirsi ad un nuovo pubblico, andando oltre i tradizionali schemi.
Un album di rottura, che fonde al suo interno diversi stili musicali, poesia, letteratura e ispirazioni cinematografiche: dalle più belle musiche per violoncello solo, di autori contemporanei come Giovanni Sollima, John Zorn, Mark Summer, all’elettronica del producer emergente Whitenoise28; dalle liriche dei rapper della scena underground romana Esdì e Lebby J, fino ai riferimenti dell’Inferno di Dante, nella nota interpretazione di Vittorio Gassman.
Per sapere di più e avere tutte le informazioni in merito al disco “Cronache del dono e della maledizione” potete leggere qui il comunicato stampa!
Carriera
Simone De Sena ha collaborato in qualità di primo violoncello con l’Orchestra L. Cherubini di R. Muti, I Solisti Aquilani, l’Istituzione Sinfonica Abruzzese e l’Orchestra Giovanile Italiana.
Dal 2020 fa parte del gruppo “I Solisti Aquilani” con i quali si esibisce in tutto il mondo.
Collabora inoltre con Orquestra Filarmonica de Jalisco (Messico), Orchestra del Teatro del Maggio Musicale Fiorentino, Orchestra LaVerdi di Milano, Orchestra del Teatro Petruzzelli di Bari, Shangai Oriental Simphony Orchestra, Dusseldorf Festival Orchestra, FORM-Orchestra Filarmonica Marchigiana, Orchestra Leonore.
Ha lavorato sotto la direzione di grandi maestri quali R. Muti, K. Nagano, Z. Mehta, D. Renzetti, K. Penderecki, A. Boreyko, W. Marshall, J. Conlon, I. Metzmacher, etc.
È testimonial delle custodie Alpha Case.
Potete ascoltare e seguire Simone De Sena su tutti i principali canali social:
E’ possibile seguirlo anche su YouTube e Spotify.
Ecco qui la mia intervista per conoscere meglio questo straordinario musicista!
Raccontaci di te! Come nasce la passione per la musica e qual è stato il tuo percorso di studi?
Ciao Giulia e grazie di avermi invitato!
La mia passione per la musica classica nasce grazie a mio padre, musicista anche lui.
Ho iniziato i miei studi al Conservatorio di Lucca, poi Firenze e infine a Cagliari. A 18 anni sono entrato a far parte dell’Orchestra della Giovanile Italiana e parallelamente ho seguito i corsi di perfezionamento in musica da camera presso la Scuola di Musica di Fiesole.
Hai altre passioni parallelamente alla musica?
Ho la passione del calcio e sono un grande tifoso della Lazio. Amo i tatuaggi e fin da bambino ascolto e seguo il panorama del rap italiano.
A circa 12 anni sono incappato su YouTube nelle battaglie di freestyle e sono rimasto affascinato da come questi ragazzi riuscivano a incastrare le parole improvvisando.
Come nasce l’idea dell’album e quali sono le fonti di ispirazione?
L’Album nasce durante il primo lockdown, quando si sono fermate tutte le nostre vite e ho avuto l’opportunità di stare un po’ con me stesso. Ho deciso così di riassettare vari ricordi, varie emozioni e di racchiuderle all’interno di un progetto discografico.
Tutte le tracce dell’album sono il frutto di una ricerca che è iniziata molti anni prima, partita dai luoghi che ho potuto visitare e conoscere.
La scorsa primavera ho registrato le tracce nella bellissima Villa Livia di Roma, Via Appia Antica.
Per dare al lavoro un tocco più metropolitano ho poi deciso di chiedere l’aiuto ad alcuni artisti urban di Roma, un produttore emergente (WhiteNoise) e dei rappers della scuola romana (Esdì e Lebby J), che hanno lavorato e rielaborato una traccia dell’album che si chiama “La Follia 2.0“, creando una versione contemporanea di un tema e variazioni risalente al 1686.
Io ho cercato di fare lo stesso e ho lavorato su un brano di Kanye West, “New Slaves“ ricreandolo totalmente in acustico e riproducendo con il violoncello tutti i suoni elettronici che il producer americano aveva inserito nel pezzo. Il risultato è l’ultima traccia dell’album. Secondo noi il sound che si è creato con il rapper senza musica elettronica è veramente interessante.
Le fonti di ispirazione per me sono state tante: in primis i viaggi che ho fatto e le diverse culture che ho avuto la fortuna di conoscere e vivere.
Perché la citazione alla copertina dell’album di Eminem?
L’album è stato concepito per fondere due mondi considerati agli antipodi: la musica classica e la musica urban. La citazione alla copertina dell’album di Eminem rappresenta proprio questo, la fusione dei due mondi.
Ho avuto la fortuna di poter utilizzare il palco del Teatro Verdi di Firenze e ho voluto fare un piccolo omaggio all’artista, a 20 anni esatti dall’uscita del suo album “The Eminem Show”.

Qual è il messaggio che intendi comunicare con il tuo album?
Non ho un preciso messaggio da mandare al pubblico: lo spettacolo che ascolteranno non ha una morale. E se anche ci fosse non sarò io a dargliela. ( cit )
Come è stato collaborare non solo con altri musicisti ma anche con produttori e attori al fine di realizzare un prodotto comune?
L’unione tra varie culture musicali e soprattutto l’unione tra artisti con background totalmente diversi fra loro è secondo me il vero punto forte di questo album.
Lavorare con persone che non si occupano di Mozart o Bach per me è stato importante, abbiamo tutti qualcosa da imparare dal prossimo.
Il tuo album supera i tradizionali schemi e unisce diversi linguaggi artistici per creare un nuovo concetto di disco. Il tuo intento è quello di aprirti ad un nuovo pubblico: a chi ti vuoi rivolgere?
Il mio è un album per tutti. La scelta di contaminare un brano come la Follia con Marin Marais, diciassettesimo secolo, con Esdì e Lebby J, rappers underground, nasce proprio dall’idea di avvicinare qualsiasi tipo di pubblico al progetto.
Ti piace la musica classica? Ti piace la musica rap? Vieni a guardare il nostro spettacolo e non rimarrai deluso!
Pensi che la musica classica sia noiosa ? Allora significa che non hai mai ascoltato la Follia o le stagioni di Vivaldi!
Pensi chi la musica rap sia solo un ammasso di parole, più o meno , a tempo? Vuol dire che non hai mai ascoltato una canzone di Nitro o di Notorius.
Il mio obiettivo è quello di andare oltre il significato di “genere musicale“ e di creare un’ora di puro intrattenimento.
Hai collaborato con notevoli orchestre e noti direttori d’orchestra: un’esperienza che ti è rimasta nel cuore?
Ho tanti concerti e tante esperienze che porterò sempre con me. Sicuramente il Festival di Salisburgo con i miei amici dell’Orchestra Cherubini e il Maestro Muti avrà sempre un posto speciale.
Avranno sempre un posto nel mio cuore: ho passato i momenti più belli della mia vita insieme a loro!
Ad esempio ricordo che quando abbiamo eseguito l’Ernani di Verdi, 2015, il Maestro in grande spolvero e 20 minuti di applausi, la sera prima ascoltavo Yo Yo Ma con la Boston Symphony Orchestra nel Don Quixote di Strauss. Ricordi di esperienze bellissime.
Un consiglio ai giovani musicisti di oggi?
L’unico vero consiglio che posso dare a un giovane musicista è quello di non abbattersi mai, perché in questo mestiere, più di altri, le sconfitte sono importanti quanto le vittorie.
Progetti futuri?
Un intenso mese di musica contemporanea con il mio gruppo d’archi dei “Solisti Aquilani“, successivamente un quintetto di Brahms con clarinetto e poi nel mentre ultimiamo con i ragazzi il nostro spettacolo per il live dell’album!
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Nella sezione Interviste/Recensioni del mio Blog potete leggere le altre interviste! Cliccate qui!
Giulia Scialò
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