
Musica per cambiare il mondo- pt. 2. Otello, dalla percezione del diverso al femminicidio: storia di un potere (ancora) malato
Il dramma di Otello è uno dei più affascinanti di Shakespeare.
Interessante è come Otello sia un’opera che può essere oggi vista sotto una luce diversa, se vogliamo pedagogica. Perché da Otello possiamo davvero imparare tanto e, come sempre, la musica ha anche in questo caso un ruolo fondamentale. Otello è stato difatti messo in musica prima da Rossini e successivamente da Verdi, quasi come a voler aprire e chiudere il XIX secolo con lo stesso dramma. Le due opere hanno molteplici differenze strutturali e di libretto, ma sono ambedue veri capolavori.
In cosa consiste la valenza didattica dell’Otello? Shakespeare, tramite questa straordinaria opera, ci insegna a percepire la diversità senza avere pregiudizi, paure infondate, senza considerare ciò che è diverso come sbagliato o cattivo a priori. E pensare che ciò era stato detto nel 1603 circa fa riflettere.
Oggi è ancora troppo presente il razzismo, l’odio che si scatena in base a differenze di etnia, di genere e a tutto ciò che si definisce “diverso“. Il razzismo dilagante nella società contemporanea è ad un livello eccessivamente inaccettabile. E non basta pensare solo ai casi più eclatanti come l’odio e il disprezzo riservato alle persone di origine asiatica (il cosiddetto Asian Hate) o la morte di George Floyd che ha poi scatenato il movimento Black Lives Matter. Non basta perché il razzismo non è solo all’estero e sebbene si senta spesso dire che l’Italia è un popolo accogliente e non razzista, la realtà è ben più complessa e molto meno rosea. E’ un razzismo sistemico presente ovunque. E l’Italia di certo non fa eccezione. Anzi. L’Italia è ancora una società fortemente razzista.
E In una società razzista, bisogna necessariamente essere antirazzisti. La missione dovrebbe essere non quella di depredare e condannare, ma più di educare per la libertà e il rispetto.
“In Italia, la gente non vuole nemmeno dire la parola razzismo, e tanto meno parlarne”
“I nostri media non sono riusciti a riconoscere gli italiani di colore che stanno lottando per la giustizia razziale a livello locale”
Fonte: https://www.opendemocracy.net/en/5050/italia-%C3%A8-ora-di-affrontare-il-tuo-razzismo-dilagante/
Allora credo fermamente che poter comprendere, leggere, ascoltare opere come queste sia fondamentale e possa aiutare a far riflettere su questi temi, a cambiare il modo in cui ci si approccia alla diversità. A capire che l’altro non deve mai essere una fonte di odio solo in quanto esistente. Nessuno deve essere odiato e giudicato solo perché è vivo, esiste e ha determinate caratteristiche.
La cultura e la musica salvano da tutto questo. Salvano dalla pochezza e dalla bassezza dell’animo.
Otello e il rovesciamento del simbolismo teatrale
Otello è un’opera straordinaria che ha il potere e il merito di aver completamente sovvertito il simbolismo teatrale. Il pubblico contemporaneo avrebbe facilmente accettato la simbologia del bianco e del nero dove il bianco è simbolo di purezza e il nero di barbarie, malvagità, nefandezze. E il pubblico dell’epoca avrebbe certamente visto la pelle nera di Otello come più aderente alla figura dell’antagonista.
In questo dramma invece assistiamo all’esatto contrario: per la prima volta un uomo nero è simbolo di bontà, gentilezza, giustizia. Iago, invece, il soldato bianco, è solo un bugiardo e subdolo brigante che vuole placare la sete di vendetta scatenata dall’invidia.
E’ fondamentale ricordare come Iago non odi Otello per motivi di etnia, ma per motivi di mero potere: Otello non ha conferito a lui l’incarico da capitano che bramava. L’invidia, la frustrazione, la rabbia e la voglia di vendetta di Iago sono i moventi che lo spingeranno ad architettare il piano diabolico per distruggere il cuore e la mente di Otello. Il messaggio è dunque che il potere usato per manipolare, per scopi personali egoistici e subdoli porta solo a un deterioramento e impoverimento della comunità, a dolore e a morte.
Shakespeare non usa quindi l’odio razziale come motivazione delle gesta di Iago. Le uniche volte che Shakespeare fa pronunciare ai suoi personaggi insulti razzisti, questi sono sempre usati per caratterizzare e porre in risalto gli avversari, gli antagonisti e dunque i loro lati negativi. E’ fondamentale notare come Shakespeare usi gli atti di razzismo per denigrare chi li commette. Una visione così moderna che può far riflettere sul fatto che oggi succede troppo spesso l’esatto contrario.
Otello: una figura controversa
Vero è che comunque Otello è, ovviamente senza che ciò dipenda in alcun modo dal colore della sua pelle, un personaggio condannabile: Otello commette un gravissimo errore.
Otello è la storia della decadenza interiore di un’anima nobile che viene sedotta e corrotta da una malvagia.
L’errore che commette Otello è l’incapacità di comprensione della sua situazione e delle dinamiche sociali che lo circondano: gli inganni di Iago lo condurranno verso un graduale appassimento dell’animo, una confusione della distinzione tra significante e significato che lo porteranno a commettere un femminicidio e ad essere di conseguenza aspramente e severamente condannabile. Otello è dunque un’opera che ci pone davanti molteplici riflessioni, poiché i temi trattati sono tanti. Vero è che Otello rappresenta il bene e il giusto, ma è pur vero che alla fine egli diventa una figura da condannare in quanto autore del più grave gesto d’odio. Odio che lo condurrà poi al suicidio nel momento in cui si renderà conto dell’inganno nel quale si è lasciato trascinare.
Otello grida: «Il suo nome, ch’era fresco come il viso di Diana, adesso è tutto rughe e nero come il mio» – conducendolo al proposito suicida: «Se ci son corde o pugnali, o veleno o fuoco, o flutti dove annegare, non resisterò».
Ciò apre conseguentemente anche ad un’ulteriore riflessione: il femminicidio viene purtroppo percepito oggi- e lo dipingono così i giornalisti, i media, i telegiornali- come un atto che nasce da una gelosia accecante o possessiva, una lite finita un po’ troppo male, ecc. Se il fatto che ancora oggi venga definito in modo tale sia assurdamente retrogrado e aberrante; e se è vero che nonostante si abbiano oggi i mezzi per evolverci e comprendere finalmente la realtà, la strada verso un vero cambiamento dell’opinione pubblica generalizzata sia ancora infinita; attraverso opere come Otello possiamo non solo appurare in che modo determinati meccanismi culturali si siano sviluppati e tramandati e come venga proprio dalla nostra cultura la concezione del femminicidio come atto di mera gelosia e non di odio di genere, ma soprattutto potremmo cogliere l’occasione per imparare finalmente dai nostri errori, così come molto di rado siamo in grado di fare.
Addirittura in questi ultimi mesi la parola femminicidio è improvvisamente sparita da ogni servizio mediatico di informazione. Ciò ci fa intuire come, se non una regressione, quantomeno una volontà di non affrontare la questione sia in atto. E questo è allarmante.
E’ allarmante perché non può e non deve più esistere una possibilità di giustificazione per un atto di violenza che ha come unico movente l’odio di genere e la volontà di affermare la propria supremazia sull’altro.
Gioachino Rossini e la musica come arte non imitatrice
L’Otello di Rossini debutta nel 1816 ed ha talmente tanto successo da rimanere nel repertorio fino al 1870. Non condivide in realtà molto con le atmosfere shakespeariane ed è proprio per questo motivo che l’Otello di Verdi finirà per eclissare l’opera rossiniana: il gusto del pubblico di fine ottocento prediligeva una maggiore fedeltà al testo. Il librettista Berio di Salsa attinse molto in effetti all’adattamento del drammaturgo francese Jean-Francois Ducis.
Il fulcro dell’intera trama è rappresentato dalla figura di Desdemona, tanto che inizialmente le si voleva intitolare l’opera.
Interessante è il modo in cui viene introdotta la scena tragica: un gondoliere fuori scena declama i versi danteschi “Nessun maggior dolore che ricordarsi del tempo felice nella miseria” (Inferno, V canto, vv. 121-123). Questa citazione a Dante rappresenta l’unico intervento di Rossini al libretto e dona a tutta l’opera un prezioso momento di elevatissima qualità letteraria.
L’Otello di Rossini costituisce un notevole progresso per quanto riguarda il percorso compositivo: dalle opere serie settecentesche, passando per il dramma shakespeariano, lo stile evolverà fino a giungere alla creazione del Guglielmo Tell e dunque al melodramma ottocentesco.
L’opera dunque, come sopra asserito, non è totalmente attinente al capolavoro del drammaturgo inglese (sebbene il finale coincida fedelmente). Rossini però aveva idee molto precise riguardo il compito e il valore della drammaturgia musicale. Leggendo le sue parole si può comprendere come la scarsa attinenza non sia casuale, bensì frutto di un pensiero e di una determinata concezione:
“E’ un errore comune anche al maggior numero di quelli che fanno professione di musica e dottrinalmente ne ragionano. La musica non è un’arte imitatrice, ma tutta ideale quanto al suo principio; e, quanto allo scopo, incitatrice ed espressiva. La pittura e la scultura sono arti essenzialmente imitatrici, perciocché imitano il vero. […] La musica non intende e non può far pervenire agli orecchi una sembianza di tutto ciò che l’uom ode. […] Non avendo mezzi per imitare il vero, s’innalza al di là della natura comune in un mondo ideale. E colla celeste armonia commove le passioni terrene. La musica, vi ripeto, è tutta ideale, non è un’arte imitatrice.”
G. Rossini
Giuseppe Verdi e la rivoluzione strutturale dell’opera italiana
Il capolavoro verdiano giunse dopo un lungo silenzio da parte del compositore. Dopo la realizzazione dell’Aida (1871), fatta eccezione unicamente per la Messa da Requiem in onore di Alessandro Manzoni, Verdi non comporrà più per ben sedici anni, fino a quando nel 1887 non realizzerà l’Otello.
Il silenzio di Verdi è dovuto ad una profonda meditazione sulla natura del teatro musicale e sulla possibilità di realizzare effettivamente quella che per lui era la concezione del “vero”. Verdi identificava il vero proprio con il teatro di Shakespeare. E fu così che, in collaborazione con il geniale librettista Arrigo Boito, nasceranno gli ultimi due lavori teatrali ricavati dai capolavori shakespeariani: Otello e Falstaff.
Il libretto per l’Otello attinge direttamente al testo di Shakespeare, che subisce però il taglio del I atto. Per quanto riguarda la struttura musicale, l’Otello di Verdi si differenzia sostanzialmente da quello di Rossini poiché la forma risulta rinnovata: non più divisa in arie e recitativi (con l’unica eccezione per “Ora e per sempre addio”), bensì un flusso musicale continuo senza separazioni nette. Ricorda in questo lo stile wagneriano. Questo processo di innovazione in Verdi non avviene ovviamente in modo repentino e netto, bensì prende avvio già dalla Traviata, nella quale i recitativi sono collegati alle arie e il tutto è sempre condizionato dalla tensione drammatica del momento.
E’ interessante notare il trattamento particolare riservato a Iago. Per rappresentare la falsità e la meschinità del personaggio, Verdi lo fa muovere tra il declamato drammatico e il canto più melodico per sottolineare il passaggio continuo tra la realtà (declamato) e l’artificiosità delle sue gesta. Attraverso lo stile più classico Verdi mette dunque in luce la sua malvagità.
Boito inventa inoltre per lui uno straordinario monologo passato alla storia come “Credo di Iago” (Atto II, scena II). Si tratta di una vera e propria confessione del suo essere abietto. Il pezzo, composto in versi liberi, secondo le regole operistiche sarebbe stato adatto per un recitativo. Verdi intuisce però il potenziale del brano e ci stupisce: non compone la classica aria, ma una cosa del tutto nuova, ovvero un monologo musicale.
Il potere come catena di distruzione
Un’opera così colma di spunti di riflessione ci conduce ad un ultimo desolante pensiero. Ciò che scatena tutto il dramma altro non è che il potere: il potere usato con meschinità, come mezzo di distruzione e di prevaricazione sul prossimo.
Ancora una volta, dovremmo conoscere quest’opera per “aggiustare” il presente. Come viene utilizzato il potere oggi? Quanto ancora l’opportunismo regna sovrano?
In un mondo in cui la disuguaglianza è una scelta politica che viene consapevolmente presa ogni giorno al fine di proteggere le élite; in un mondo in cui il divario fra ricchi e poveri aumenta sempre di più e non riguarda più solo la differenza salariale, bensì anche le possibilità di istruzione (possibilità di conseguenza di accedere ad un benessere maggiore) e altresì le condizioni di salute, Otello potrebbe rappresentare la possibilità di un cambiamento. Il cambiamento che finalmente aspettiamo.
I Consigli di lettura di Dissonanze Letterarie
Giulia Scialò
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